top of page

Quando il mistero si fa luce

BENVENUTO SU

NEWSLETTER
Se ami la cultura
resta aggiornato

La Valle del Maro e il Mito

  • Immagine del redattore: Luca Davico
    Luca Davico
  • 14 lug 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 3 feb



In un’epoca storica di offuscamento, di caduta dei valori, di immersione nella materia, non bastava la piaga della confusione generata dal consumismo, dal materialismo, dalla pandemia, c’è voluta anche la guerra! È un periodo che ha necessità di un risveglio spirituale e di illuminazione poiché, come sostiene Ito Rusigni: “quando cessa l’assistenza dello Spirito, i popoli e ciascun individuo, non intendono più  il suo particolare linguaggio (cioè non si comprende più il linguaggio dello spirito), e così si rinnova l’antica Babele.”... “Questo succede in tutte le epoche storiche”.  (la Caverna Bertran Ed. Lo Studiolo, pag 108)

Così il nostro presente diviene autore di una rappresentazione drammatica della realtà, in cui si mette in scena una rinnovata consuetudine che, nel suo percorso di trasformazione, disgregazione e incertezza, piega l’umanità e la depone, dalla posizione di attore principale del proprio destino, all’angosciante stato di spettatore inerme. Ma quello che oggi siamo in obbligo di vivere - nessuno escluso - non stupisce i liberi pensatori, che da decenni avvertono il collasso dell’attuale forma di pensiero tendente all’egoismo e alla prevaricazione, radicando nella cultura dell’uomo uno spirito conflittuale, che fa della guerra la sostanza delle sue relazioni. Questa forma evolutiva, che è stata classificata con il termine “modernità e post-modernità” e che ha ridefinito i parametri di “libertà” propri dell’epoca storica e di cui tutti noi ne conosciamo con certezza ogni millimetro del suo contorno, radica al contrario quell’alone di dissoluzione che sviluppa e accelera l’avvitamento dell’umanità verso l’abisso. Nell’illusione della “modernità e post-modernità” l’uomo si ritrova vittima di un sogno in cui l’anima viene intrappolata, provocando l’ostruzione del libero flusso dello spirito, capace di dare le chiavi di lettura del significato autentico della vita, rinnovando il senso di “libertà”.      

In tal modo si perpetua il ciclo della storia che si ripete sempre, anche se non si assomiglia mai, come disse il Croce. Ma se ciò è vero, è altrettanto vero che in ogni epoca il cambio genera sempre stravolgimenti repentini in cui gli uomini di potere, per giustificare l’atto disgregatorio, si rifugiano dietro a concetti e simbologie dal sapore di antiche realtà mitiche, però usate consciamente in modo dissennato e improprio. In tal modo vengono disseminate ideologie che assumono potenze radicali, col solo scopo di separare.



Ma mentre nel Simbolo, il Divino rivela il Suo segreto in una geometria perfetta e senza tempo, donando all’iniziato le chiavi di lettura per permetterne la Tradizione Autentica, nel Mito è l’iniziato a riporre le vesti al Divino, cosicché non venga violato dal profano. Così il Mito, come enuncia Ito Ruscigni nel suo libro “Con Sofo Cose Notabili”, “richiama alla coscienza il “mondo primitivo”, in cui dietro alle cose e gli esseri, operavano gli Dei in un “eterno presente”, giacché il Mito (da = sapere occulto) anziché espressione della fantasia umana è rivelazione del pensiero divino... e perciò all’origine della storia... Quindi portare il “Mito nella storia” significa realizzare il pensiero divino, caricarsi del peso della croce, affermare la forza dell’autosacrificio, rendere testimonianza alla Verità immortale ed eterna... Perciò S. Agostino affermava che “Il Cristianesimo è sempre esistito”, intendendo per Cristianesimo la “Rivelazione spirituale primitiva”.

Ma essendo il Mito il pensiero divino che entra nella storia, per far si che venga enunciato e divulgato, deve passare attraverso la volgarizzazione, per dare a tutti accesso al sapere. Un sapere che si basa su quattro livelli interpretativi, per soddisfare i quattro gradi di conoscenza dell’umanità: il livello anagogico (che rimanda a verità elevate), il livello morale (cioè che i fatti raccontati siano insegnamento morale), il livello allegorico (che spiega con altro significato il senso anagogico), il livello letterale (che tratta la narrazione come mero racconto fantastico – “Favola”). I quattro livelli si riflettono nei quattro gradi dell’umanità: i Profeti, scelti da Dio a cui svela la Verità, i quali, lontani dai clamori del mondo, hanno il compito di custodire il segreto e di trasmettere la Conoscenza sotto forma di parabole; i Mistici che, nell’ansia di trovare Dio, possono solo accedere alla Conoscenza dei Profeti e cercare di tradurne il Verbo nella forma più vicina alla comprensione umana, iniziando un rapporto di Tradizione; i Sacerdoti che, divulgando il Verbo, affermano la Tradizione ed introducono il divino nella storia e il Popolo (i Gentili), che si regolamenta attraverso la gerarchia dei detentori del potere temporale, dei loro accoliti e della gente comune. Nel flusso evolutivo delle epoche storiche, quando il grado più basso dell’umanità secolarizza l’Essenza Sacra rivelata nel Simbolo, si attua l’ultima fase del ciclo: cioè la dissoluzione che trascina il mondo verso la disgregazione. Ma ogni volta che si compie il processo verso la chiusura del ciclo, fortunatamente, il pensiero iniziatico riscopre il Mito e la Simbologia, per riportare l’ordine e riaprire il ciclo successivo.  



L’attualità ci impone, dunque, di togliere il velo alla mitologia, per ridare all’umanità il senso di speranza che era perduto. È per tale ragione che il FestiValdelMaro di quest’anno (2022) vuole ripartire da un pensiero genuino, al fine di interpretare l’epoca e riavviare il percorso teso all’Antica Tradizione Autentica. E non è un caso che questo inizio provenga dalla Valle del Maro, in quanto il suo nome evoca il divino di civiltà passate, che hanno abitato i nostri luoghi. Maro, infatti, proviene da “Mar”, che significa “Ariete”, con riferimento al segno zodiacale del mese di “Marzo”, secondo la tradizione astrale. Come iniziatore del ciclo zodiacale, e quindi della vita universale, esso è “Colui che apre le porte al Sole”. “Mar” era considerato la Guida del Popolo Ligure, l’Eroe Solare che “alle fine dei tempi” (all’epoca della catastrofe atlantica), aveva dato inizio al “Secolo Aureo”, fondando la “Nuova Atlantide” detta “Italia” – che significa “Sostegno del Mondo”. Nomi che derivano da “Mar” sopravvivono nella denominazione di alcune delle località liguri, come Borgomaro e la sua valle, anche segno della presenza effettiva, nella preistoria, di un Popolo Ligure che incarnava la razza dell’Uomo Spirituale (Universale).

bottom of page