Trascorriamo la vita inconsapevolmente corrotti dal moto costante di ogni cosa che ci circonda; tutto ci pare correre incessantemente verso la trasformazione, e tale movimento lo percepiamo, con maggiore forza, quando ci soffermiamo a guardare il nostro corpo evolversi verso la regressione.

 

L’Essere Umano ne ha misurato il suo ritmo, codificandolo nel Tempo e facendolo passare come il responsabile del moto frustrante della vita, il cocchiere del nostro viaggio. Noi siamo affascinati e al contempo rapiti e offuscati dall’illusione del Tempo, poichè lo trascorriamo con l’angoscia di vederci invecchiare, sedotti dal terrore dell’ignoto.

 

Ma il Tempo è un abile prestigiatore. Il suo moto è solo apparente. Esso è fisso poichè vive di luce eterna. Quel dolce ritmo che noi percepiamo non è null’altro che lo spazio ove ci muoviamo in diverse forme e dimensioni.

 

Il Tempo, quindi, è l’occasione del modo in cui noi percorriamo il suo spazio e il modo è semplicemente l’intensità che diamo agli eventi che si manifestano nella nostra vita. L’intensità è la madre delle emozioni, e le emozioni sono le vesti che indosseremo quando ci ritroveremo nel quieto tepore della luce.